Intervista a Massimo Di Matteo
a cura di Prontopro pubblicata sul portale omonimo il 25 novembre 2020
a seguito della classificazione come professionista top nella categoria Marketing
1. Può fornire alcune informazioni su di lei, come il suo nome, la sua età, il suo luogo di nascita e qualsiasi altra informazione che desidera condividere?
Mi chiamano Max per lo più, al secolo Massimo Di Matteo, 47 anni all’anagrafe e 35 in pectore, di Torino.
Mi sono formato fondamentalmente in una multinazionale americana nell’ambito del marketing, delle vendite e della gestione aziendale.
Da quell’esperienza, porto con me un approccio basato sulla comunicazione: la vera chiave, ritengo, per poter cambiare qualsiasi cosa e per trasmettere con efficacia qualsiasi messaggio, sia in un gruppo di lavoro, sia con i clienti, sia con il pubblico e ovviamente in famiglia!
2. Può descrivere la sua azienda e la sua storia? Lavora da solo o in squadra? Ci sono state cambiamenti nel corso degli ultimi anni?
Markets & Strategy Management ®, lo studio che ho fondato nel 2012, nasceva con un’idea: mettere a disposizione della piccola e media impresa gli stessi strumenti in dotazione alla grande azienda multinazionale. La grande impresa negli ultimi anni a volte si è allontanata dal prodotto e si è avvicinata sempre più alla finanza. Io per passione personale prediligo il prodotto (prodotto fisico o servizio è uguale nella mia definizione) e adoro il fermento che c’è intorno alla promozione di un prodotto: preparazione degli strumenti di marketing, strategie, managerialità, organizzazione, trattative e finalmente …lancio sul mercato!
Mi piace la novità e comunicare al mercato il messaggio ancora nascosto dietro a un prodotto è una sfida non solo economica o manageriale ma, soprattutto, di efficacia comunicativa. E cosa più importante oggi comunicare al mercato ha un riscontro quasi immediato, sia quando viene decretato il successo, sia quando se ne decreta la fine.
La mia figura da manager operativo richiede molta attività e collaborazione. Sarebbe impossibile per me lavorare da solo. Anche quando si lavora con il cliente, fianco a fianco o schermo a schermo - visti i tempi che ci costringono a lunghe sessioni via Skype - si lavora sempre in team. È dal confronto che nascono tutte quelle decisioni e quelle azioni.
Neanche quando faccio formazione, infine, si è da soli, poiché anche lì si tratta di un lavoro di squadra interattivo.
Sicuramente, parlando della sfera aziendale, qualche anno fa i budget delle aziende permettevano la realizzazione di progetti più complessi e con archi temporali di attuazione più lunghi e con più professionalità. In tempi moderni il marketing è più veloce, è digital e spesso richiede anche l’azione di una sola persona che però si occupi di molteplici aspetti. In quel caso come temporary manager entro come singolo ma costruisco sempre una squadra operativa con l’azienda stessa.
3. Quali sono state le sue motivazioni che l'hanno portata a scegliere questo lavoro?
Molti invidiano il mio lavoro, sa, (non sanno cosa c’è dietro, non c’è da stupirsi!). A parte gli scherzi, si desidera sempre di fare un lavoro interessante, mai ripetitivo, sempre con casi nuovi, problematiche specifiche, mercati differenti, persone differenti, lingue e culture diverse.
Tutto questo è nel mio lavoro e insieme alla voglia di poter offrire qualcosa di diverso sul mercato, qualcosa che possa avere un valore concreto, dalla motivazione sono passato alla mission.
C’è la voglia di provare a fare qualcosa di più. Da questo punto di vista ho scelto il lavoro giusto. Non conosco cosa sia la noia. Nella mia famiglia ci sono stati molti insegnanti, mia madre compresa e da questi ho imparato che comunicare deve essere come uno spettacolo, perché è lì il segreto dell’efficacia. Credo di aver profuso questa indole nelle tecniche del marketing e delle vendite e questo elemento sono a mio agio.
4. Quali sono le motivazioni che la spingono oggi nell’adempiere al suo lavoro?
In un contesto anche di crisi, oggi quella passione per il lavoro e quella professionalità, spesso rispondono a esigenze più urgenti in verità. L’azienda cliente a volte mi interpella perché qualcosa non va. Magari si ha in mano il migliore dei prodotti, perfino da anni messo lì in stand by e che sembra non possa decollare. Altre volte bisogna trovare la soluzione per salvare l’azienda, non solo un prodotto, e ci sente come in un pronto
soccorso. Le motivazioni oggi sono sempre le stesse: attuare tutti gli strumenti per aumentare le chance di successo. Sappiamo che occorre portare qualcosa che abbia un valore a coloro che più possano apprezzarlo. Tutto questo, di questi tempi, lo si fa con più rischio, con meno risorse, con più preoccupazione e, nonostante tutto, con più velocità, perché il marketing digitale è più veloce di quello tradizionale e con risposte più precise e a riscontro rapido.
5. Quali sono a sua parare i vantaggi di rivolgersi ad un videomaker specializzato in video aziendali?
La comunicazione visiva oggi è imprescindibile. Non solo perché i canali del marketing digitale sono fatti per questo tipo di mezzo e non solo perché lo “spettacolo” è la miglior forma per trasmettere un messaggio. Ma innanzi tutto perché la mente umana di per sé ragiona per immagini.
L’errore che spesso le aziende fanno è di affidare tale compito all’amatore oppure di realizzarsi tutto internamente, magari affidando le riprese e il montaggio al “più bravo in azienda con la tecnologia”.
Il fatto è che comunicare con il video significa guardare con gli occhi del pubblico, non con quelli del tecnico o dello specialista di prodotto, per fare un esempio. È come scrivere un racconto: non basta una penna e un foglio per raccontare una storia.
Oggi tutte le aziende e i professionisti dovrebbero considerare il canale video per comunicare i propri valori e i propri prodotti. Si arriva prima, questo è certo. E si ha un riscontro immediato.
Proporre al pubblico un video è un po’ come far accomodare qualcuno di fronte alla nostra scrivania. Si innescano dei processi di familiarità per cui la comunicazione crea vicinanza e si può testare o sentire la trasparenza di quanto si propone.
Se un cliente vede un professionista in un video e poi lo vede successivamente dal vivo…, se un cliente vede una presentazione prodotto in un video e poi ha la possibilità di vederlo esposto: quel professionista o quel prodotto saranno già parte della realtà e del vissuto del cliente.
Farsi conoscere significa essere entrati nel meccanismo della possibile scelta del cliente: che si basa proprio sulla visualizzazione di tutti i dettagli, delle caratteristiche e delle sensazioni inizialmente ricevute tramite un video che può anticipare l’esperienza diretta in prima persona.
6. Quanto costa in media un servizio di montaggio video? Cosa influenza maggiormente il prezzo?
Nel caso del mio Studio, capita anche di lavorare in partnership sul progetto del cliente, quando è possibile naturalmente. Ovvero se il prodotto o il servizio mi piacciono e vedo e constato un potenziale di mercato, usiamo legare parte del compenso al risultato delle vendite. Il video è uno degli strumenti marketing che utilizziamo per comunicare al mercato e vogliamo che porti risultati. Quindi in genere c’è un contributo che può partire da 500 € a
qualche migliaio di euro, più una percentuale definita che inciderà sulle vendite generate.
Un approccio imprenditoriale, già. Poi tutto dipende dal tipo di storytelling che si vuole realizzare. Tuttavia, al di là della preparazione del set, interno o esterno, dell’illuminazione e dell’acquisizione dell’audio, il lavoro più costoso e più lungo in assoluto è il video-editing o montaggio video. Le ore di montaggio di tutto il materiale, insomma. A volte per un minuto di girato, possono volerci ore e ore di lavoro fino al video finito. Questo ha il suo peso sul prezzo finale. Ma c’è della creatività anche ed è per questo che in questo caso, passione e professionalità rendono
piacevole ogni fase del lavoro.
7. Quali sono gli aspetti fondamentali su cui focalizzarsi quando si monta un video?
Principalmente ci focalizziamo su due aspetti: lo storytelling, cioè il video deve raccontare
qualcosa e non solo mostrare e deve comunicare un messaggio: affidabilità?
Divertimento? Funzionalità? Forza? Soluzione?... Dipende dalla strategia.
L’altro è che non deve annoiare, anzi deve incuriosire. E qui a volte, anche il contenuto apparentemente più noioso, può diventare interessante grazie alla tecnica di montaggio utilizzata o ad una traccia musicale che tiene continua l’attenzione. Montare un video è sicuramente un lavoro artigianale ma dove c’è, come dire, una sorta di studio psicologico su uno spettatore che neanche si sconosce: e questo ha un che di artistico, se vuole.
8. In che modo organizza solitamente un video di promozione aziendale? Quali fattori non devono mancare?
Al di là dell’organizzazione tecnica del set, per cui un sopralluogo è sempre fondamentale, i fattori per un buon video sono la luce e, prima ancora, l’audio, se previsto. Un buon video da cui non si può sentire in modo cristallino il suono, è materiale da buttare. Meglio una pessima qualità video ma mai audio.
E se sul set ci sono persone da intervistare, occorre creare i fattori giusti per mettere a proprio agio la persona: una smorfia un po’ tirata, uno sguardo o un gesto impercettibilmente nervosi, in video si noterebbero di più.
Ricordo che una volta siamo riusciti a girare un pezzo con un titolare di azienda che non voleva inizialmente apparire perché, quando in tensione, diventava balbuziente. Siamo riusciti a creare un’atmosfera talmente informale e giusta per lui che il video si è girato fino alla fine, come una chiacchierata davanti a un caffè…
Se si è a proprio agio, insomma, si comunica per davvero e si arriva al pubblico in modo più diretto e vicino. Non occorre essere perfetti, occorre essere veri. Nessuno dovrebbe mai recitare una parte, meglio esprimersi al meglio.
Ammetto che cerchiamo di ottenere lo stesso risultato …anche da un prodotto, potrei dire, proprio come se fosse una persona.
